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Gradi e Cinture

Il concetto di passaggio di Grado è percepito spesso come un traguardo che determina l'abilità del praticante. In realtà, sebbene sia comunque un merito, la cintura è un espressione visiva del punto raggiunto da ogni allievo e il suo conseguimento non determina straordinarie capacità, bensì straordinari miglioramenti. 

L'abilità del praticante è determinata dalla costanza e dall'impegno, non dal numero di tecniche conosciute. 

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"Temo l'uomo che ha ripetuto 10.000 volte un solo calcio, non che ha praticato 10.000 calci una sola volta, "

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1°                    Ken (Ch'ien)          Cielo                Viola 

2°                    Te (Tui)                  Lago                 Blu 

3°                    Ri (Li)                    Fuoco                             Azzurra 

4°                    Cin (Chen)             Tuono              Verde

7°                    Kan (Ken)                  Montagna     Marrone

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6°                    Kam (K'an)             Acqua              Arancione 

5°                    Son (Sun)               Vento              Gialla 

                         Yang                                             Bianca 

                         Yin                                                 Nera 

8°                    Kon (K'un)              Terra                Rossa 

Ogni passaggio di grado è contrassegnato da un esame, al termine del quale viene rilasciato l'attestato di merito della scuola, la cintura e il diploma dell'ente di promozione sportiva Csen (Centro Sportivo Educazione Nazionale affiliato CONI).

La colorazione delle cinture differisce nell'ordine rispetto a quelle di altre arti marziali. La loro successione cromatica infatti si basa sulla mutazione dei trigrammi del Pa-kwa (Bagua - vedi sotto).

Escludendo la Cintura bianca esistono in totale 16 cinture poiché la cintura nera si suddivide in ulteriori 8 gradi.

Gli 8 trigrammi: Pa kwa

Per poter comprendere cosa sono i Trigrammi Pa kwa (o Pa kua, o Bagua), e la loro essenza, dobbiamo prima capire la natura del Tao, dello Yin e dello Yang e come tutto ha avuto origine nell'immenso concetto del Taoismo.

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Il Tao viene usato per descrivere l’intera realtà sotto una divisione suprema tra due opposti, ovvero una "suprema polarità".

L'origine dello Yin e dello Yang risiede nel concetto Taoista di WuChi (無極).
Se Tai Chi è la divisione suprema, il WuChi è la non-forza, l’infinito inteso come assenza di polarità. E' uno stato energetico indifferenziato, senza tempo e spazio, ancora privo di manifestazioni.
Secondo la cosmologia Taoista, è a partire da questo stato primordiale che Yin e Yang (e quindi l’intera realtà) si sono originati. Ed è sempre questo lo stato cui ogni cosa fa ritorno.
In termini marziali, possiamo individuare questo stato prima dell’inizio e dopo la fine di ogni esercizio. Un punto di quiete, di puro potenziale.

A partire dal WuChi, stato di unità e assenza di separazione, viene operata la prima (e massima) distinzione: il T’aiChi.

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Vengono così distinti i due Liang-I, ovvero i due poli opposti Yin e Yang. Essi vengono rappresentati dai simboli della linea continua (Yang) e della linea spezzata (Yin), che via via si comporranno per formare simboli più complessi.

A partire dai Liang-I, un’ulteriore separazione genera Szu Hsiang, le quattro fasi. Da destra a sinistra troviamo: il massimo Yang, lo Yin debole, lo Yang debole ed il massimo Yin. A queste fasi energetiche sono associate le quattro stagioni ed i quattro punti cardinali.Queste fasi rappresentano inoltre quattro dei cinque elementi fondamentali, rispettivamente Fuoco, Legno, Metallo e Acqua. La Terra non partecipa a questa divisione, in quanto elemento centrale e neutro.

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L’aggiunta di un’ulteriore separazione ci porta ai Pa Kwa, gli otto simboli, rappresentati da altrettanti trigrammi. Da sinistra a destra troviamo il Cielo, il Lago, il Fuoco, il Tuono, il Vento, l’Acqua, la Montagna, la Terra.Componendo tra loro gli otto trigrammi si ottengono i 64 esagrammi. Questi 64 stati sono descritti nel testo classico I Ching (易經 ), noto come “il libro dei mutamenti”.

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